Esistono diverse teorie sull’origine del nome “Casotto” e, di conseguenza, di “Val Casotto”. Una delle ipotesi più accreditate è che il nome derivi dalle prime abitazioni dei certosini, i monaci che fondarono il monastero in questa valle. Si dice che inizialmente vivessero in otto piccole capanne, da cui il nome “case-otto” e successivamente “Casotto”. Una leggenda locale narra, invece, che gli abitanti della valle, assediati dai Saraceni, ingannarono gli invasori facendo credere di avere abbondanti provviste di cibo. Questa leggenda potrebbe aver contribuito a formare il nome “Casotto”, legato all’idea di abbondanza e di provviste.

Situato nel comune di Garessio, immerso in un paesaggio montano mozzafiato, l’omonimo castello ha origini che risalgono all’XI secolo, quando fu fondato come certosa dedicata a San Brunone. Nel corso dei secoli, esso ha subito diverse trasformazioni, diventando nel XIX secolo una delle residenze di caccia preferite dai Savoia, in particolare da Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II. Divenuto quindi esempio di architettura sabauda, con elementi gotici e barocchi, nella residenza si possono ammirare arredi e decorazioni originali dell’epoca, tappezzerie di gusto finissimo nonchè la cappella reale, oggetto di attuale restauro. L’Ala nord, completamente arredata, permette di immergersi nell’atmosfera del tempo sabaudo. Nell’area archeologica, si possono vedere le rovine dell’antica chiesa e del convento, testimoni del passato millenario del luogo.

La scelta di questa valle isolata rispecchia la loro ricerca di un luogo tranquillo e dedicato alla preghiera. In seguito, il monastero conosce importanti ampliamenti, diventando un importante centro religioso. Tuttavia, con l’avvento di Napoleone e la soppressione degli ordini religiosi, la certosa viene abbandonata e subisce un periodo di decadenza. L’arrivo di Napoleone in Italia segna una svolta importante per molti monasteri, compresa la certosa di Casotto. Con le leggi napoleoniche sulla soppressione degli ordini religiosi, la vita monastica viene interrotta e i beni della chiesa confiscati. La certosa viene abbandonata e subisce un periodo di declino, che durerà fino all’arrivo dei Savoia.

Nel 1837, il re Carlo Alberto acquista il complesso e ne fa una delle sue residenze preferite. Il castello viene così trasformato in una lussuosa dimora sabauda, con arredi e decorazioni che riflettono il gusto di quel tempo. Il figlio di Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II, continua a frequentare il castello, organizzandovi battute di caccia in grande stile, con numerosi partecipanti e una meticolosa preparazione. La principessa Maria Clotilde trascorreva invece le sue estati in questo luogo incantevole. I Savoia trasformano radicalmente il castello, adattandolo alle loro esigenze. Vengono realizzati nuovi ambienti, come le sale da ricevimento e le camere da letto, e vengono introdotti arredi e decorazioni lussuosi.

Il castello diviene così un luogo di rappresentanza e di svago per la famiglia reale, che lo frequenta regolarmente durante le stagioni di caccia. Nonostante il rigore dell’etichetta, l’atmosfera al castello era spesso molto intima e familiare. I Savoia amavano trascorrere del tempo in questo luogo appartato, circondati dalla natura e dai loro affetti. I giardini del castello offrivano un ambiente ideale per passeggiare, leggere o semplicemente rilassarsi. Infine, la famiglia reale poteva anche ottemperare alla propria devozione religiosa, avendo a disposizione la cappella privata.

Il castello rimane di proprietà della famiglia reale fino al 1881, quando viene venduto a privati.

In conclusione, il Castello di Valcasotto rappresenta un tesoro nascosto tra le Alpi Marittime. La visita al Castello di Valcasotto è un’occasione unica per approfondire la conoscenza del Piemonte. Come in altri luoghi del circondario, cela un fascino che una volta scoperto non si può dimenticare.